"Il segreto è fare tutto come se vedessi solo il Sole. Elisa"

lunedì 23 giugno 2008

La mia 2a Marco Pantani

Aprica, 22 giugno 2008- …e finalmente il fatidico giorno è arrivato. Dopo una settimana di lenta agonia, veramente non passavano più i giorni, sabato pomeriggio parto da casa (Tramezzo) e mi reco ad Aprica (con un mio amico).

Già la sera si intuisce che farà un caldo bestia. Infatti la mattina della gara, alle 6.00, si potrebbe stare tranquillamente in griglia senza manicotti, ma io per precauzione li indosso in vista della prima discesa. Questa, dopo lo start all’orario stabilito (7.00), la affronto con calma. C’è molto traffico e molti pazzoidi che cercano di sorpassarti da tutte le parti. Non vedo quindi l’ora di arrivare a Edolo. Quando la strata inzia a salire, inizialmente la prendo con calma, poi dopo qualche km, mi superano un paio di ciclisti con un buon ritmo, e decido di mettermi in coda. Questa mossa mi permette di guadagnare parecchie parecchie posizioni, e di arrivare velocemente a Ponte di Legno. Da qui, dopo essermi alimentato un poco inizio il Gavia. E’ ancora mattino presto, si sta bene, e c’è un tempo stupendo. Cerco di salire regolare, senza forzare, perché devo salvare la gamba in vista delle 2 salite successive. Non c’è molto traffico, e quindi mi posso godere i panorami mozzafiato che offre questa salita. Addirittura quando arrivo alla galleria, decido di salire col 34x27.
Finalmente alle 9.30 scollino arrivo in cima al passo e dopo una brevissima sosta x prendere qualche panino mi butto subito in discesa. Bellissimo è il laghetto ancora ghiacciato. La prima parte della discesa, è molto tecnica e, dopo essere riuscito a superare tre corridori tappo, ho la strada libera e mi diverto a disegnare traettorie. Nella seconda parte, dopo, S.Caterina, grazie all’asfalto perfetto (appena rifatto per il Giro), riesco a rientrare su un gruppetto di corridori, viaggiano sopra gli 80km/h (FIGATA!).
Con questi arrivo prima a Bormio, e poi a Mazzo. In questo frangente, faccio il furbetto e non tiro un metro. Sinceramente già sullo strappetto di S.Antonio Morignone, sento la gamba un po’ pesante.

Poco prima delle 11.00 arriviamo a Mazzo (30km/h di media), e dopo un’altra breve sosta per riempire le borracce, comincio il Mortirolo. Sono gasato per l’ottima media, e la mia tattica prevede di iniziare con calma, e aumentare il ritmo quando la gamba si “scaldava”. Peccato che si dalle prime rampe, la gamba non ne vuole sapere. Quindi quando arrivo al terzo chilometro iniziano i problemi veri: fa un caldo terribile, si fatica a respirare, la velocità è ridotta, mi superano in parecchi, ed il morale scende. Ma nonostante ciò, tengo duro, mi ripeto che va tutto bene e che mi sto riprendendo, e adagio adagio arrivo in cima, cercando di difendermi e di non naufragare completamente. La voglia di saltar giù dalla bici, e mandar tutti al diavolo era tanta…. Insomma volevo scalare il mortirolo a tutta, invece, a momenti ci resto sotto…. Alla fine chiudo la scalata in 1h20’ (ufficiali) e tutto sommato poteva andare molto peggio.

Vabbè una volta in cima, dopo un gesto di stizza passando sul passo, un’altra brevissima sosta al ristoro, riparto subito. I successivi km di saliscendi, vanno bene solo quando la strada non sale. Sul secondo strappo ho addirittura i crampi, e medito di fare il medio, perchè mi rendo conto che il S.Cristina in queste condizioni diventa un vero e proprio calvario.

Però una volta finita la discesa ad Aprica, mi rendo conto che sto facendo un tempone, per quanto mi riguarda: infatti sono passate “solo” 6h da quando sono partito. Detto ciò, nonostante faccia fatica a fare il chilometro di falsopiano che porta all’arrivo, non esito un’attimo, e mi butto secco a destra per il lungo. Che coraggio!

Attacco il S. Cristina, augurandomi che la crisi è alle spalle e salirò bene. Illusione. L’ascesa durerà ben 45minuti, un’eternità per uno come me. Non per menarmela, ma in condizioni normali, potrei farla in 30-35 minuti, e senza troppi patemi. Vabbè, i chilometri passano lentamente, e perdo ancora qualche posizione. Poco male a sto punto.
Quando arrivo ai -2 e poi ai -1, dal GPM, nonostante le pendenze e la calura, mi danno un pò di morale, e guadagno pure qualche posizione.

Alla fine, dopo lo scollinamento mi butto in discesa ed arrivo al Traguardo in 7h 14’, ufficiali!
In pratica ho ridotto di 1h il tempo dell’anno passato. Quindi sono molto contento!
198° assoluto – 18° di categoria....

Un’ultima cosa: all’arrivo c’era il mio amico Ale, ad aspettarmi (grazie...) che avendo fatto il medio era già docciato e fresco, e mi fa: “allora? Super Challenger l’anno prossimo?” vi lascio solo immaginare la risposta che gli ho dato in quel momento... eheh

Così nel 2007:
e nel 2008...

giovedì 19 giugno 2008

GRAN FONDO MARCO PANTANI [2007]

Tra pochi giorni, c’è la Gran Fondo Pantani, una corsa molto dura, dedicata, al più forte scalatore di tutti i tempi. Questa corsa mi ha stuzzicato subito, sin dalla prima edizione del 2006, ma purtroppo solo l’anno successivo vi ho preso parte. Quindi per me sarà la seconda volta che vi prendo parte, e in questi giorni mi riaffiorano i ricordi della passata edizione.
L’anno scorso, era l’obbiettivo di stagione, era la corsa a cui tenevo e dove tutto avrebbe dovuto filare liscio come l’olio.
In effetti è stato più o meno così. Il tempo era stupendo, sin dal mattino presto il celo era azzurrissimo, di buon auspicio, e la temperatura in griglia era buona, non faceva freddo. Ovviamente ero molto nervoso, non vedevo l’ora di arrivare ai piedi del Gavia, e soprattutto del Mortirolo.
Il tratto da Aprica a Ponte di Legno, ho morso i freni, e l’ho affrontato con calma; anche la prima parte del Gavia non ho forzato.
Pensavo di aumentare un po’ il ritmo dopo Apollonia, ma alla strettoia una brutta sorpresa: c’è un furgone dell’organizzazione fermo in mezzo alla strada, e una marea di ciclisti bloccati. Piede a terra per 20 minuti. Sembra una banalità ma ha rischiato di compromettere la gara. Ripartire da freddo su queste rampe non è stato per nulla semplice, in più la fame cominciava a farsi sentire. La colazione in albergo è stata scarsa, e già nei primi chilometri del Gavia avevo finito le barrette. Quindi a 7km dalla vetta ho dovuto ricorrere al Carbon Gel, per riprendermi da una crisi di fame che avanzava pericolosamente. Nonostante queste vicissitudini, l’ascesa al Passo Gavia è affascinante, e quando la strada si stringe, viene veramente voglia di spignere sui pedali.
Bellissima è il primo tratto della discesa del Gavia, fino a S.Caterina: molto tecnico. Poi la strada si allarga, e si possono raggiungere velocità notevoli.

Il tratto tra Bormio e Mazzo, nonostante sia quasi sempre a favore, non è da sottovalutare: è facile trovare forte vento contrario, e poi ci sono alcuni strappetti, uno su tutti quello di S.Antonio Morignone, che può far male. E’ consigliabile quindi cercare di stare a ruota, e di mangiare il più possibile, anche perché il ristoro è ai piedi del Mortirolo. Ricordo che a Bormio ero in un gruppetto di al max 10 unità e a Mazzo il gruppo era almeno 10 volte tanto!

Facendo il ponte che sovrastava la statale, per entrare a Mazzo, avevo i brividi, e non vedevo l’ora di iniziare, mentre alcuni compagni di viaggio, si lamentavano. Qui il contachilometri segna 113km percorsi, ne mancano quindi ancora 60, i più difficili!

L’ascesa al Pso Mortirolo, viene affrontata nel momento più caldo della giornata, e la folta vegetazione non sempre toglie la calura asfissiante. Non dimenticherò mai i bimbi ai bordi della strada con le canne dell’acqua o bicchieri pieni di acqua freschi.
Anche l’organizzazione ha messo un paio di ristori di soli liquidi. Detto questo, l’ascesa è veramente dura, ma nonostante ciò, l’affrontai a tutta quello che potevo andare. Per alleviare la fatica, contai i ciclisti che superavo, 300 dalla chiesetta, all’ultimo km.
Questo per dire, che trovai molto traffico, e non potei salire regolare. Mi auguro quest’anno, visto che parto un po’ più avanti in griglia, di avere il problema contrario: cioè quello di non farmi sorpassare da troppi atleti.

Una volta in cima, le fatiche non sono finite, anzi: da come si può vedere dall’altimetria in allegato, ci sono ancora 3 strappetti molto duri, prima di arrivare a Trivigno, dove la strada scende definitivamente verso Aprica. Dalla fine della discesa al passo Aprica ci sono ancora 1,5km di leggera ascesa, che con 150km nelle gambe può infastidire.

Per chi fa il lungo, le fatiche non sono ancora finite: dopo 7km di discesa facili, dove è consigliabile alimentarsi ancora un po’, in vista del S. Cristina. Questa salita non è dura come il Mortirolo ma presenta controtendenze toste anche del 15%. Sono “solo” 7 chilometri, ma potrebbero risultare fatali se si è già in riserva. Per quanto mi riguarda, la prendei a tutta, errore, infatti, nella parte centrale ho pagato lo sforzo iniziale. Per fortuna gli ultimi 2km mi sono ripreso e sono salto con un ottimo passo.

Quindi, una volta in cima, si ridiscende verso Aprica, dove dopo 175km si chiude la Gara. L’ho chiusa in 8h05’ ufficiali, ma senza il blocco sarei stato sotto le 8h, quindi sono molto soddisfatto. Una bellissima esperienza, che non vedo l’ora di rifare!

I rapporti consigliati: 34x27.
Organizzazione GF: GSALPI.IT

Dati percorso Lungo: 175km e 4300m di dislvello circa.
Tre le salite affrontate:
Pso Gavia[16,4], Pso Mortirolo[12,5], e Valico di S. Crtistina[7,0]


Il Pirata in azione:

martedì 17 giugno 2008

PLAN DE CORONES 2273mslm


In occasione della 16° tappa del Giro d’Italia, sono andato a provare il Plan De Corones.

Purtroppo, non mi è stato possibile affrontarla tutta d’un fiato, perché mi sono dovuto fermare, due-tre volte, diciamo per questione di organizzazione Giro d’Italia. Inoltre non ho potuto verificarla fino in fondo, essendo gli ultimi 300m interdetti agli spettatori.

Però mi sono fatto un’idea, in vista del Giro delle Dolomiti, nel quale verrà riproposta la cronoscalata, e dove mi auguro di poterci essere.

Altimetria [gazzetta.it]

Da come si può intuire, i primi 2,5km sono facili, facili. La salita vera, praticamente inizia al primo tornate verso sinistra, dopo il Bivio; da qui le pendenze per 1,5km sono ancora abbordabili. È dal 4° al 7° km che la salita si fa veramente dura. Già qui il 34x25 potrebbe non bastare. Dipende dalla gamba ovvio. Fortunatamente, prima di affrontare il tratto sterrato ci sono circa 500m che ci permettono di respirare.

Il tratto sterrato inizia, al km7,5, all’altezza del Passo Furcia: bisogna girare a sinistra (non proseguire diritti), e dopo 30-40m finisce l’asfalto. Subito al primo tornante sterrato inizia uno dei tratti più duri della salita: circa 100-200m al 20% , ed è proprio qui che mi sono messo per vedere il passaggio dei pro con mio fratello.

Successivamente la strada entra nel bosco e sale in maniera discontinua, alternando tratti difficili, a tratti più semplici. Questo fino a 3km dalla vetta, quando la strada esce dal bosco, ed è praticamente pianeggiante (circa 1km). In questo tratto consiglio di respirare, e di sciogliere le gambe, in vista degli ultimi 1600m, che sono terribili.

Una curva secca a sinistra, e la strada che si arrampica su per la montagna: le pendenze superano il 20%.Per fortuna, dico io, anche questo tratto non è continuo, ma l’ho suddiviso in 3 trance, duri, e due brevi tratti che permenttono di respirare un poco. E’ chiaro che se arriva sotto questo tratto già al limite, è difficile non mettere piede a terra: il problema è poi la ripartenza, visto che non c’è nulla a cui appoggiarsi.

In conclusione, pensavo che questa salita fosse più difficile: chiaro, non è facile, ci sono punti in cui le pendenze sono veramente aspre, però anche vari punti in cui si può respirare. Questo soprattutto nel tratto sterrato, dove ho notato che i punti difficili sono in prossimità dei tornanti, ma poi ti fa respirare. Tra l’altro, lo sterrato era in perfette condizioni, sembrava quasi asfaltato, tranne che nel chilometro pianeggiante dopo il bosco, che era messo maluccio…

Io ho usato il 34x25, e penso si può scalare con questo rapporto: l’unico problema è nei tratti sterrati in forte contropendenza, dove, con questo rapporto, bisogna alzarsi sui pedali, e la ruota posteriore potrebbe “sbrisigare”. Infatti Contador il furbacchione ha usato un rapporto agilisismo, per non incorrere in questo problema, a differenza di Ri

ccò. Nel complesso tranquillamente percorribile con la bdc; l’unica avvertenza, è nel caso di strada bagnata, in quanto la bici si sporca molto, e bisognarà lavarla per benino…

dettaglio salita [gazzetta.it]

il primo tratto sterrato duro dove ho visto il passaggio dei pro.

Passo Furcia: Tornante dove iniza lo sterrato.

venerdì 6 giugno 2008

Le Mont Ventoux

E chi non lo conosce? Questa salita leggendaria ha fatto la storia del Tour de France, e non può mancare nel curriculum di un appassionato del Ciclismo, amante delle salte. La si può affrontare da più versanti, ma quello miticho e duro inizia a Bedoin.

Quindi prima o poi realizzero il sogno, di scalarlo, e già che ci sono, tenterò di entrare Club Cingles Ventoux! Per questo brevetto bisogna salire alla Cima 3 volte nella stessa giornata, dai tre diversi versanti.

Sul sito, Club Cingles Ventoux, si possono trovare tutti i dettagli delle salite, percorsi , e del regolamento per conseguire il brevetto.

Oggi mi è venuta voglia di qesta avventura...