Tra pochi giorni, c’è la Gran Fondo Pantani, una corsa molto dura, dedicata, al più forte scalatore di tutti i tempi. Questa corsa mi ha stuzzicato subito, sin dalla prima edizione del 2006, ma purtroppo solo l’anno successivo vi ho preso parte. Quindi per me sarà la seconda volta che vi prendo parte, e in questi giorni mi riaffiorano i ricordi della passata edizione.
L’anno scorso, era l’obbiettivo di stagione, era la corsa a cui tenevo e dove tutto avrebbe dovuto filare liscio come l’olio.
In effetti è stato più o meno così. Il tempo era stupendo, sin dal mattino presto il celo era azzurrissimo, di buon auspicio, e la temperatura in griglia era buona, non faceva freddo. Ovviamente ero molto nervoso, non vedevo l’ora di arrivare ai piedi del Gavia, e soprattutto del Mortirolo.
Il tratto da Aprica a Ponte di Legno, ho morso i freni, e l’ho affrontato con calma; anche la prima parte del Gavia non ho forzato.
Pensavo di aumentare un po’ il ritmo dopo Apollonia, ma alla strettoia una brutta sorpresa: c’è un furgone dell’organizzazione fermo in mezzo alla strada, e una marea di ciclisti bloccati. Piede a terra per 20 minuti. Sembra una banalità ma ha rischiato di compromettere la gara. Ripartire da freddo su queste rampe non è stato per nulla semplice, in più la fame cominciava a farsi sentire. La colazione in albergo è stata scarsa, e già nei primi chilometri del Gavia avevo finito le barrette. Quindi a 7km dalla vetta ho dovuto ricorrere al Carbon Gel, per riprendermi da una crisi di fame che avanzava pericolosamente. Nonostante queste vicissitudini, l’ascesa al Passo Gavia è affascinante, e quando la strada si stringe, viene veramente voglia di spignere sui pedali.
Bellissima è il primo tratto della discesa del Gavia, fino a S.Caterina: molto tecnico. Poi la strada si allarga, e si possono raggiungere velocità notevoli.
Il tratto tra Bormio e Mazzo, nonostante sia quasi sempre a favore, non è da sottovalutare: è facile trovare forte vento contrario, e poi ci sono alcuni strappetti, uno su tutti quello di S.Antonio Morignone, che può far male. E’ consigliabile quindi cercare di stare a ruota, e di mangiare il più possibile, anche perché il ristoro è ai piedi del Mortirolo. Ricordo che a Bormio ero in un gruppetto di al max 10 unità e a Mazzo il gruppo era almeno 10 volte tanto!
Facendo il ponte che sovrastava la statale, per entrare a Mazzo, avevo i brividi, e non vedevo l’ora di iniziare, mentre alcuni compagni di viaggio, si lamentavano. Qui il contachilometri segna 113km percorsi, ne mancano quindi ancora 60, i più difficili!
L’ascesa al Pso Mortirolo, viene affrontata nel momento più caldo della giornata, e la folta vegetazione non sempre toglie la calura asfissiante. Non dimenticherò mai i bimbi ai bordi della strada con le canne dell’acqua o bicchieri pieni di acqua freschi.
Anche l’organizzazione ha messo un paio di ristori di soli liquidi. Detto questo, l’ascesa è veramente dura, ma nonostante ciò, l’affrontai a tutta quello che potevo andare. Per alleviare la fatica, contai i ciclisti che superavo, 300 dalla chiesetta, all’ultimo km.
Questo per dire, che trovai molto traffico, e non potei salire regolare. Mi auguro quest’anno, visto che parto un po’ più avanti in griglia, di avere il problema contrario: cioè quello di non farmi sorpassare da troppi atleti.
Una volta in cima, le fatiche non sono finite, anzi: da come si può vedere dall’altimetria in allegato, ci sono ancora 3 strappetti molto duri, prima di arrivare a Trivigno, dove la strada scende definitivamente verso Aprica. Dalla fine della discesa al passo Aprica ci sono ancora 1,5km di leggera ascesa, che con 150km nelle gambe può infastidire.
Per chi fa il lungo, le fatiche non sono ancora finite: dopo 7km di discesa facili, dove è consigliabile alimentarsi ancora un po’, in vista del S. Cristina. Questa salita non è dura come il Mortirolo ma presenta controtendenze toste anche del 15%. Sono “solo” 7 chilometri, ma potrebbero risultare fatali se si è già in riserva. Per quanto mi riguarda, la prendei a tutta, errore, infatti, nella parte centrale ho pagato lo sforzo iniziale. Per fortuna gli ultimi 2km mi sono ripreso e sono salto con un ottimo passo.
Quindi, una volta in cima, si ridiscende verso Aprica, dove dopo 175km si chiude la Gara. L’ho chiusa in 8h05’ ufficiali, ma senza il blocco sarei stato sotto le 8h, quindi sono molto soddisfatto. Una bellissima esperienza, che non vedo l’ora di rifare!
L’anno scorso, era l’obbiettivo di stagione, era la corsa a cui tenevo e dove tutto avrebbe dovuto filare liscio come l’olio.
In effetti è stato più o meno così. Il tempo era stupendo, sin dal mattino presto il celo era azzurrissimo, di buon auspicio, e la temperatura in griglia era buona, non faceva freddo. Ovviamente ero molto nervoso, non vedevo l’ora di arrivare ai piedi del Gavia, e soprattutto del Mortirolo.
Il tratto da Aprica a Ponte di Legno, ho morso i freni, e l’ho affrontato con calma; anche la prima parte del Gavia non ho forzato.
Pensavo di aumentare un po’ il ritmo dopo Apollonia, ma alla strettoia una brutta sorpresa: c’è un furgone dell’organizzazione fermo in mezzo alla strada, e una marea di ciclisti bloccati. Piede a terra per 20 minuti. Sembra una banalità ma ha rischiato di compromettere la gara. Ripartire da freddo su queste rampe non è stato per nulla semplice, in più la fame cominciava a farsi sentire. La colazione in albergo è stata scarsa, e già nei primi chilometri del Gavia avevo finito le barrette. Quindi a 7km dalla vetta ho dovuto ricorrere al Carbon Gel, per riprendermi da una crisi di fame che avanzava pericolosamente. Nonostante queste vicissitudini, l’ascesa al Passo Gavia è affascinante, e quando la strada si stringe, viene veramente voglia di spignere sui pedali.
Bellissima è il primo tratto della discesa del Gavia, fino a S.Caterina: molto tecnico. Poi la strada si allarga, e si possono raggiungere velocità notevoli.
Il tratto tra Bormio e Mazzo, nonostante sia quasi sempre a favore, non è da sottovalutare: è facile trovare forte vento contrario, e poi ci sono alcuni strappetti, uno su tutti quello di S.Antonio Morignone, che può far male. E’ consigliabile quindi cercare di stare a ruota, e di mangiare il più possibile, anche perché il ristoro è ai piedi del Mortirolo. Ricordo che a Bormio ero in un gruppetto di al max 10 unità e a Mazzo il gruppo era almeno 10 volte tanto!
Facendo il ponte che sovrastava la statale, per entrare a Mazzo, avevo i brividi, e non vedevo l’ora di iniziare, mentre alcuni compagni di viaggio, si lamentavano. Qui il contachilometri segna 113km percorsi, ne mancano quindi ancora 60, i più difficili!
L’ascesa al Pso Mortirolo, viene affrontata nel momento più caldo della giornata, e la folta vegetazione non sempre toglie la calura asfissiante. Non dimenticherò mai i bimbi ai bordi della strada con le canne dell’acqua o bicchieri pieni di acqua freschi.
Anche l’organizzazione ha messo un paio di ristori di soli liquidi. Detto questo, l’ascesa è veramente dura, ma nonostante ciò, l’affrontai a tutta quello che potevo andare. Per alleviare la fatica, contai i ciclisti che superavo, 300 dalla chiesetta, all’ultimo km.
Questo per dire, che trovai molto traffico, e non potei salire regolare. Mi auguro quest’anno, visto che parto un po’ più avanti in griglia, di avere il problema contrario: cioè quello di non farmi sorpassare da troppi atleti.
Una volta in cima, le fatiche non sono finite, anzi: da come si può vedere dall’altimetria in allegato, ci sono ancora 3 strappetti molto duri, prima di arrivare a Trivigno, dove la strada scende definitivamente verso Aprica. Dalla fine della discesa al passo Aprica ci sono ancora 1,5km di leggera ascesa, che con 150km nelle gambe può infastidire.
Per chi fa il lungo, le fatiche non sono ancora finite: dopo 7km di discesa facili, dove è consigliabile alimentarsi ancora un po’, in vista del S. Cristina. Questa salita non è dura come il Mortirolo ma presenta controtendenze toste anche del 15%. Sono “solo” 7 chilometri, ma potrebbero risultare fatali se si è già in riserva. Per quanto mi riguarda, la prendei a tutta, errore, infatti, nella parte centrale ho pagato lo sforzo iniziale. Per fortuna gli ultimi 2km mi sono ripreso e sono salto con un ottimo passo.
Quindi, una volta in cima, si ridiscende verso Aprica, dove dopo 175km si chiude la Gara. L’ho chiusa in 8h05’ ufficiali, ma senza il blocco sarei stato sotto le 8h, quindi sono molto soddisfatto. Una bellissima esperienza, che non vedo l’ora di rifare!
I rapporti consigliati: 34x27.
Dati percorso Lungo: 175km e 4300m di dislvello circa.
Tre le salite affrontate:
Pso Gavia[16,4], Pso Mortirolo[12,5], e Valico di S. Crtistina[7,0]
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