"Il segreto è fare tutto come se vedessi solo il Sole. Elisa"

mercoledì 26 giugno 2013

Training Engadina: un giro sullo Stelvio



Ho pianificato questo giro quasi per gioco: vediamo che viene fuori andare a fare lo Stelvio da qui, St Moritz.  “Tu sei matto, troppo lungo”, mi sono detto, pero ormai l’avevo messo già e mi ronzava per la testa.

La prima parte è molto facile, fino a Prato sono circa 90 km quasi tutti a scendere, ideale per sciogliere le gambe dopo il giro di ieri. In mezzo c’è “solo” il Fuorn Pass.
Stamattina alla partenza ore 8.30, sopra tutta l’Engadina, c’erano nuvoloni minacciosi, basterebbe poco per scatenare l’apocalisse, ovviamente nella mia testa già ci sono varie alternative se si dovesse scatenare. Da bagnato sarebbe impossibile fare questo, fa già troppo freddo in basso, figurati in quota.
Verso Zerzen inizia a piovere, inizio a pregare che smetta. Lo farà subito, e non solo. Già salendo verso il Fuorn vedo degli spiragli di cielo azzurro che mi fanno ben sperare.
Sempre sullo Zerzen sciolgo l’altro dubbio: da che parte salgo verso lo Stelvio? Prato o St Maria. Le gambe girano bene, quindi da Prato S., quello vero.

A Prato S. sono 90km circa, ci arrivo dopo 3h di bici, a 30 di media, c’è il sole e fa caldo finalmente, fantastico!
E’ giunta l’ora dello Stelvio, quello mitico, quello delle grandi sfide, quello dei 48 tornanti, quello dei 24km e 1800mt, quello che da solo riempirebbe una stagione intera.
E’ da tanto che non lo faccio, l’ultima volta era il 2010 al GDD, uno Stelvio monco per neve in cima. Sono curioso, anche emozionato, non ho bene idea di quello che sono le mie possibilità, anche se già so che oggi non posso avere un grande spunto e non posso forzare più di tanto.
Salendo mi rendo conto che sono finito in una tappa della Transalp, c’è un botto di ciclisti.
La gamba gira abbastanza bene, e provo a salire deciso. Sono gli ultimi 6km a fare la differenza, i piu duri, quelli oltre quota 2000, l’asfalto non aiuta, l’acido lattico pure, errore di alimentazione ci mette del suo, e gli ultimi tre rischiano di diventare un calvario. Non sarà cosi’ finisco “en danseuse” mascherando bene la fatica, esaltato dai commenti dei fotografi della Transalp al mio passaggio (e qui me la meno un pochino J ). La scalata finisce in 1h 48’, un tempo onesto. In una cronoscalata punto di stare sotto l’1h e 40’, ma questa è un’altra storia.

In cima si gela, scendo subito verso Bormio, e faccio una siesta ristoratrice a Premadio. C’è n’è parecchia di strada da fare, soprattutto di salita: Foscagno, Eira, Forcola e Bernina (ultimi 3 km).

Ho paura di crollare, invece tengo bene, salendo regolare su tutte le salite, godendomi di fatto i vari scenari che si alternano velocemente. Era sin da bambino che volevo fare queste salite, sono passati 30 anni e alla fine ce lo fatta. Bastava solo avere un po’ di pazienza.
A Livigno mi fermo per vedere il rettilineo dell’arrivo della Transalp. Bellissimo. Trattengo la voglia di buttarmi dentro, non è giusto, e riparto verso la Forcola.

Fatto il Bernina, con il sole è tutt’altra cosa, pensavo di avere vita facile nel rientrare verso St.Moritz. Invece nada: ho dovuto lottare con un bel venticello leggero leggero. Ormai è solo l’ultimo sforzo. Anzi il penultimo. Arrivo a quota 5000mt grazie alla salitella Celerina – St Moritz Dorf.

Se lo Stelvio riempe una stagione, un giro del genere, è una vera chicca che si scolpisce in maniera indelebile nella memoria.




3 commenti:

mano ha detto...

chapeau!

mano ha detto...

vorrei provarci anche io ma forse ho ancora troppi pochi km nelle gambe...mi hanno detto peró che il passo del Gottardo dovrebbe essere fattibile, tu ci sei stato? Grazie e buone pedalate!

lelef14 ha detto...

Ciao Mano,
si il passo del San Gottardo è agibile e fantastico. Se puoi vai.
Buone pedalate anche a te!